centrofamigliaefigli.it Rss https://www.centrofamigliaefigli.it/ Centro Famiglia e Figli it-it Wed, 7 Jun 2023 21:56:25 +0000 Fri, 10 Oct 2014 00:00:00 +0000 http://blogs.law.harvard.edu/tech/rss Vida Feed 2.0 info@centrofamigliaefigli.it (Centro Famiglia e Figli) info@centrofamigliaefigli.it (Centro Famiglia e Figli) Archivio https://www.centrofamigliaefigli.it/vida/foto/sfondo.jpg centrofamigliaefigli.it Rss https://www.centrofamigliaefigli.it/ Pericoloso screditare i professionisti del sociale https://www.centrofamigliaefigli.it/post/151/pericoloso-screditare-i-professionisti-del-sociale-

La Corte D’Appello assolve Claudio Foti, lo psicoterapeuta del caso Bibbiano. Secondo l’accusa Foti, con una terapia pilotata e, quindi, dolosa aveva causato un disturbo bordeline su una ragazza che, invece, soffriva da tempo di questa patologia. La Corte d’Appello, nel dichiarare innocente lo psicoterapeuta, affermava, nella motivazione, che l’azione clinica di Foti era, invece, determinata ad aiutare la ragazza. Su questo la Corte, ha potuto visionare la videoregistrazione della terapia valutando direttamente la condotta del professionista. D’altronde, fin dall’inizio, quanto emerso in questa vicenda lasciava piuttosto perplessi. Il fatto, risultava ovviamente appetibile dal punto di vista mediatico ma poco credibile in termini tecnici. Trionfa, quindi, non solo la giustizia ma anche un intero apparato professionale che lavora costantemente a tutela dei minori. Pensare che uno psicoterapeuta induca a strutturare, in un paziente, falsi ricordi, rientra, un po’, nel modo della favole e, con tutta franchezza, sembrava rappresentare il copione di un thriller piuttosto che realtà.  Questo, però, è bastato per screditare un uomo prima ancora del professionista. Giornalisti, politici e televisioni per molto tempo hanno cavalcato questa riprovevole vicenda gettando fango sui servizi per l’infanzia, sui tribunali per i minorenni e su tutte quelle indispensabili istituzioni che, ogni giorno, sono in prima fila per combattere il maltrattamento e l’abuso minorile. Che non accada più!  

]]>
Wed, 7 Jun 2023 21:56:25 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/151/pericoloso-screditare-i-professionisti-del-sociale- raffaele.focaroli@centrofamigliaefigli.it (Dott. Raffaele Focaroli)
Un uomo violento lo puoi riconoscere https://www.centrofamigliaefigli.it/post/150/un-uomo-violento-lo-puoi-riconoscere

Il fenomeno esiste ed è ben marcato dai dati ISTAT. Mentre assistiamo a sporadici casi di maschi uccisi dalle proprie compagne, sono in costante aumento i casi contrari. In molti, in questi giorni, si chiedono il perché. Non è semplice dare una risposta in quanto sono diverse le componenti che entrano in gioco. Intanto, quella biologica. Nel maschio la pratica sessuale è collegata a quella della dominanza, del possesso. È una tendenza primitiva, arcaica che si lega alla paura e alla sottomissione della donna. Nel nostro cervello, nella parte più nascosta, quella che definiremmo “preumana”, troviamo questa predisposizione. Nell’era dei primati, sia il maschio che la femmina uccidevano. Il maschio agiva per difendere il suo territorio, per proteggere la sua famiglia o per allontanare possibili antagonisti nella caccia. La femmina per proteggere, soprattutto, i figli. Oggi non è più così, per fortuna. Ma ricordiamoci sempre che siamo anelli di un quadro evolutivo dove non tutto è controllabile. Con l’età della ragione, tutto è cambiato. La sessualità non è più legata all’istinto ma, per fortuna, ad un sentimento e a specifiche emozioni. Chi ama non uccide l’altro e non mette in atto azioni di sopraffazione. Entra in ballo, però, nella nostra era, una sovrastruttura che nel più lontano passato non era prevista, la cultura. Ecco, nella nostra società, sia per questioni di religione o ideologiche, la donna è ancora costretta a subire. Basti pensare alla prostituzione, allo sfruttamento, al consumismo, alle insane abitudini famigliari in cui, spesso, si consumano i più orrendi delitti. Ma come si arriva ad uccidere? In questo senso, dobbiamo essere pratici perché rischiamo, con la psicologia, di rendere tutto più teorico e scarsamente incisivo in termini di prevenzione. Una donna deve necessariamente riconoscere i segnali di pericolo. Se si vive in casa con un uomo potenzialmente pericoloso, è bene riconoscerne subito i segnali di squilibrio. Una persona possessiva, eccessivamente gelosa, che inventa storie di tradimenti è certamente un soggetto da tenere d’occhio. Ci sono uomini che si concentrano su questi aspetti a tal punto da trasformarsi in ossessivi. Questo è un segnale facilmente intuibile e non va trascurato. Poi abbiamo compagni e mariti che mostrano evidenti segnali di prevaricazione. Ad esempio, sono coloro che impongono alla moglie di isolarsi socialmente accompagnando tale pratica con frasi tipo: “da tua madre non ci devi andare, è cattiva e ti vuole male”, oppure:” a cena dai tuoi amici non vengo, quelli godono a vederti soffrire” ecc. Questi atteggiamenti, se protratti nel tempo, sono da attenzionare. Spesso, capita che si venga costretti ad avere rapporti intimi per il semplice appagamento personale o che si impongano pratiche sessuali non condivise. La sessualità tra adulti non ha limiti se coltivata in modo lecito ma, non deve contemplare la costrizione anzi deve presupporre la sana complicità. Esiste poi, devo dire in modo molto frequente, la violenza fisica. Lo schiaffo, la spinta, il tirare i capelli, fare lo sgambetto non devono essere consentiti. Non è difficile capire, in questi casi, di avere a che fare con un uomo violento. Quando si verifica tutto ciò, bisogna allontanarsi senza alcuna remora o indugio. Spesso, chi subisce violenza, cerca di sopportare per amore dei figli, della famiglia, per non compromettere una stabilità sociale con amici e parenti. Non sono giustificazioni funzionali. Si deve trovare dentro se stessi il coraggio di abbandonare quell’orribile sistema per collocarsi in un contesto di sicura protezione. Non si deve pensare a ciò che possa pensare la gente, il conoscente o un genitore. Un uomo violento non sarà accolto e compreso da nessuno, anzi verrà isolato e si attiverà un meccanismo di solidarietà sociale tale da garantire serenità. LA DONNA NON DEVE AVER PAURA DI DENUNCIARE O DI RACCONTARE CIO’ CHE STA VIVENDO! Attenzione, inoltre, agli appuntamenti chiarificatori. Se il compagno chiede di incontrarsi per un confronto e sappiamo, già dall’inizio, che è un soggetto non affidabile non si deve accogliere la sua richiesta. Se di necessità di chiarimento trattasi, è bene presentarsi con due o tre amiche e, soprattutto, in un luogo pubblico e controllato. Un altro aspetto che è bene chiarire. Molte donne, pur denunciando le violenze subite, si rivolgono ai Carabinieri o alle Forze di Polizia. In questi casi, ciò che viene sempre riportato è il fatto che gli operanti rispondano di non poter agire in quanto non vi sono elementi tali da mettere in atto un intervento diretto. Anche in questo caso è una falsità. Polizia e Carabinieri sono certamente condizionati dal punto di vista amministrativo, ma consigliano sempre l’allontanamento che deve avvenire a prescindere dall’efficacia di una denuncia. Per concludere, si deve avere coraggio e forza  perché solo così è possibile evitare una tragedia.

Dr. Raffaele Focaroli

Dr.ssa Annalisa Fronzoni

]]>
Fri, 2 Jun 2023 18:09:25 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/150/un-uomo-violento-lo-puoi-riconoscere raffaele.focaroli@centrofamigliaefigli.it (Dott. Raffaele Focaroli)
MAI PIU’ VIOLENZA SULLE DONNE https://www.centrofamigliaefigli.it/post/149/mai-piu-violenza-sulle-donne-

Siamo ancora indietro rispetto all’approvazione di una legge sulla prevenzione e la lotta contro la violenza domestica nei confronti delle donne 
L’Italia, seppur di fronte ad una presenza ramificata, sul territorio, di associazioni a tutela della donna, continua a legare questo tema all’ uguaglianza di genere.
Gli argomenti, però, sono totalmente diversi e, spesso, vengono confusi con il diritto alla maternità o con l’uguaglianza di genere ma non è così! 
Con la Convenzione del Consiglio d’Europa del 15 Febbraio 2023, conosciuta meglio come Convenzione di Instabul, il Parlamento ha preso una posizione netta sui diritti delle donne e sul triste e diffuso fenomeno della violenza di genere.
È stato un passaggio importante, tenuto conto del fatto che, dati alla mano, in Europa una donna su tre ha subito violenze fisiche e sessuali. Alle violenze fisiche si aggiungono quelle psicologiche, anch’esse conseguenza della disuguaglianza.
Sono cifre che preoccupano, per le quali è necessario un intervento legislativo deciso e mirato.
La Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante e il suo campo di applicazione si estende a tutte le forme di violenza contro le donne, compresa la violenza domestica. In particolare, la Convenzione definisce le diverse forme di violenza nei confronti delle donne in specifici articoli, tra cui la violenza psicologica (articolo 33), lo stalking (articolo 34), violenza fisica (articolo 35), violenza sessuale e stupro (articolo 36), matrimonio forzato (articolo 37), mutilazioni genitali femminili (articolo 38), aborto e sterilizzazione forzati (articolo 39) e molestie sessuali (articolo 40).
È ora quindi che il nostro paese, faccia concreti passi in avanti in particolare sui temi dell’accesso alla giustizia e della tutela delle vittime.

]]>
Sun, 14 May 2023 11:56:04 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/149/mai-piu-violenza-sulle-donne- info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
L’ alienazione genitoriale https://www.centrofamigliaefigli.it/post/148/l-alienazione-genitoriale-

Vi sentite alienati? Sentite i figli ostili  causa del comportamento dell altro genitore?
Cosa vuol dire essere alienati?  Il verbo alienare sta a significare “allontanare”, “distogliere”.

Da qui, è semplice arrivare ad una concettualizzazione precisa del termine “alienazione” che, sostanzialmente, traduce l’azione di un genitore di estromettere dalla vita dell’altro la figura del figlio.

Se riflettiamo bene, in questa perversa dinamica, forse potremmo annoverarla tra le più “cattive”, il figlio è semplicemente un oggetto.

Un mezzo, se così si potrebbe definire, da utilizzare per colpire l’ex compagno o compagna. Il genitore alienante, non si pone il problema della ripercussione psicologica sul figlio ma, è del tutto concentrato a distruggere l’immagine dell’altro genitore.

Questo è il suo obiettivo!

Richard Gardner, coniò per primo il termine di “sindrome da alienazione genitoriale” , definendo questo fenomeno come un insieme di strategie volte a far maturare nei figli il rifiuto per l’altro genitore.

Ciò che va ben sottolineato, è che questi bambini o adolescenti, di fatto, non solo rifiutano la madre o il padre ma, arrivano ad odiarli. Il ragazzo matura, quindi, in sé l’idea che quel genitore non meriti di mantenere con lui una relazione.

Oggi la psicologia e, soprattutto la giurisprudenza, si interrogano sull’esistenza o meno di questo fenomeno inteso, addirittura, come “sindrome”

Sappiamo, in generale, che quando la vita di coppia termina, soprattutto se ci troviamo in situazione di alta conflittualità, spesso i figli si schierano con uno dei due genitori.

Questo avviene, solitamente, a favore di quei genitori che i ragazzi percepiscono come più deboli e indifesi.

Ora la domanda è questa, tutto ciò può essere sufficiente per identificare questo fenomeno in termini così devianti?

Le cause del problema, possono essere molteplici. L’essere stati, ad esempio, spettatori di episodi di violenza, fisica o psicologica, da parte di un genitore a danno dell’altro.

Oggi, comunque, la comunità scientifica ancora non riconosce la teoria della PAS e la sindrome, attualmente, è esclusa dal novero dei disturbi psichiatrici accertati.

In sintesi, la Sindrome non è riportata nel DSM5, quel documento redatto ed aggiornato continuamente dall’American Psychiatric Association.

Teniamo a ribadire questo aspetto, perché è bene che il lettore abbia un’idea chiara sull’interpretazione del fenomeno anche dal punto di vista giuridico.

Infatti, la Cassazione nel Maggio 2021 e nel Marzo 2022 ha tenuto a ribadire che l'alienazione parentale è priva di base scientifica e ha “richiamato consulenti tecnici incaricati dai Giudici di attenersi ai protocolli riconosciuti dalla scienza evitando di uscire dalle linee guida”.

Inoltre, l’attuale Riforma del processo civile, ribadisce, a chiare note, che per la valutazione delle capacità genitoriali ci si debba attenere a metodologie riconosciute dalla comunità scientifica.

Detto ciò, è bene non parlare più dell’argomento o, invece, è importante iniziare a lanciare un serio campanello di allarme per un fenomeno che, a nostro avviso, è più che evidente?

Noi crediamo, a prescindere dall’essenziale ruolo della scienza, che ogni comportamento genitoriale volto a denigrare la figura dell’altro, sia degno di grande attenzione clinica ed educativa.

Allo stesso tempo, in questa sede, non possiamo che affermare che è del tutto deviante, a patto che non vi siano motivi specifici e, quindi, giustificabili, che un figlio possa prendere di mira un genitore fino ad arrivare ad odiarlo.

Proprio quel genitore, che una volta era amato e apprezzato e che, da un giorno all’altro, diventa temuto.

Il fenomeno, assume contorni ancora più sconcertanti quando, a questi ragazzi, si chiedono le ragioni della loro ostilità verso la madre o il padre.

In tal senso, le spiegazioni offerte dal figlio sono prive di consistenza, “frivole” potremmo dire, banali.

Addirittura, vi sono casi in cui bambini e adolescenti arrivano ad accusare il genitore di colpe mai commesse, nel palese tentativo di compiacere all’altro.

Allo stesso tempo, il genitore alienante è idealizzato, è il genitore perfetto, mentre l’altro è considerato inadeguato.

Ovviamente questi bambini negheranno, fino alla fine, di essere influenzati dal genitore alienante.

Il supporto all’altro genitore, pertanto, è automatico.

In questo caso, anche dal punto di vista psicologico, tutto questo è in contrasto con la natura emotiva dei bambini i quali presentano sempre sentimenti contrastanti anche nei confronti del migliore dei genitori.

Questi bambini, quindi, si mostrano freddi, non presentano sensi di colpa per il comportamento adottato.

Non è raro, in questi casi, assistere ad azioni di pretesa nei confronti della mamma o il papà alienati, quasi come se tutto gli sia dovuto.

L’atteggiamento è quello di una totale chiusura, priva di senso, di logica, fondata sull’onda di una emotività negativa e distruttiva.

La presenza, in questi casi, è quella di figli “robot”, che parlano ed agiscono come automi, programmati per essere schierati.

Infine, l’onda dell’odio, nel tempo, coinvolgerà anche la famiglia del genitore vittima dell’alienazione.

Nonni e zii precedentemente amati, vengono del tutto respinti ed evitati.

Tutto ciò, rischia di distruggere la vita di molti ragazzi.

 

Dr.ssa Annalisa Fronzoni

Dr. Raffaele Focaroli

]]>
Wed, 3 May 2023 11:29:23 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/148/l-alienazione-genitoriale- info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Donne vittime di violenza https://www.centrofamigliaefigli.it/post/147/donne-vittime-di-violenza

Intanto riportiamo, prima di affrontare l’argomento, un dato statistico. 
Secondo l’ISTAT sembrerebbe che più del 30% delle donne italiane ha subito violenza fisica e/o sessuale. “Il campione riguarda le donne tra 16 e 70 anni, nella maggior parte dei casi le violenze sono domestiche, avvengono cioè all’interno di relazioni significative e rimangono taciute; lo stupro, inoltre, è più probabile e frequente da parte di conoscenti che di sconosciuti”.
In questi casi, assistiamo alla presenza di un fenomeno alquanto paradossale, l’amore che si confonde con l’impotenza ed il dolore. 
Ma come si attiva questo meccanismo nella coppia? 
Iniziamo con il dire, che il rapporto, inizialmente, è sempre appagante e positivo. 
Quella che poi sarà la vittima, è sommersa di attenzioni e percepisce di sentirsi amata. Nel tempo, anche breve, l’abusante inizia un’opera di scollamento tra la sua famiglia ed il contesto a cui essa è collegata. 
Di fatto, si assiste ad una progressiva esclusione di amici e parenti.
Quest’ultimi non sono più graditi, sono additati come persone negative che minano la serenità di coppia. 
Si entra così, nella fase del “soffocamento” dove l’abusante si trasforma nell’unico punto di riferimento della vittima. 
È questo il momento in cui subentra la violenza vera e propria.
La donna, da adesso in poi, sarà costretta a subire aggressioni fisiche e verbali. 
Ma non solo. 
L’abusante persegue un altro obiettivo, quello di “disumanizzare” la vittima colpendola, così, nella sua morale.
Pensiamo, ad esempio, all’obbligo di compiere pratiche sessuali umilianti o dolorose.
A tutto ciò, si accompagna la mancanza delle cure e, soprattutto, la coercizione, l’ossessivo controllo degli spostamenti. 
In sintesi, la vittima è costretta a vivere una condizione di denigrazione senza la possibilità di esternare agli altri la propria condizione. 
Questa situazione, è possibile perpetrarla nel tempo grazie ad alcune strategie che l’abusante è abituato a riproporre. 
Ridere del dolore altrui, obbligare la donna a seguire una logica non sua, trattarla, con modalità alternata, in modo gentile prima  ed aggressivo subito dopo, sono solo alcune abitudini a cui si è costretti a sottoporsi.
Questo è il momento in cui la donna si trasforma in sottomessa.
Una sottomissione che non è soltanto fisica ma, psichica.
Questo puntuale lavoro coercitivo, diventa ancora più incisivo alla presenza dei figli. 
In questo caso maltrattare il genitore sta a significare privarlo  di rispetto e autorevolezza. 
Per questi motivi, è bene farsi aiutare da specialisti in forma del tutto riservata. Solo così si riesce ad uscire dal problema e a trovare la forza per allontanarsi da una condizione umiliante e dolorosa. 
Nessuna donna potrà mai essere sola se avrà la forza di denunciare!

]]>
Mon, 24 Apr 2023 16:45:58 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/147/donne-vittime-di-violenza info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Se sono stato adottato, lo voglio sapere. https://www.centrofamigliaefigli.it/post/146/se-sono-stato-adottato-lo-voglio-sapere

Cambiano le modalità di confronto rispetto al passato quando l’adozione veniva considerata una situazione famigliare da tenere nascosta e sulla quale era, quasi, proibito parlare. 
Le motivazioni di questo cambio di rotta sono dovute a più fattori. 
In primis la salvaguardia del “diritto di sapere”. 
Sapere quali siano le proprie origini e, quindi, da dove si provenga. 
Questo non vuol dire “disconoscere” la famiglia adottiva anzi, forse, traduce l’innescarsi di un maggiore apprezzamento nei riguardi di chi si è reso disponibile ad accogliere amorevolmente chi all’epoca era un bambino.
Le storie di adozione, possono anche essere drammatiche o difficili da raccontare ma esporre nei fatti la verità è la soluzione migliore.
In quella che è stata la mia lunga esperienza di Tribunale, ho sempre invitato i genitori adottivi ad accompagnare il percorso di crescita del bambino con spiegazioni chiare e modulate a seconda dell’età. 
In genere, i bambini, nel tempo, si rendono conto, data la loro sensibilità, di ciò che è stata la loro storia.
Hanno intuito e il “non spiegare” potrebbe indurre ad elaborazioni del tutto personali ed errate accompagnate da una alterazione interpretativa degli eventi. 
I genitori adottivi, quindi, possono utilizzare molti strumenti per esporre il vissuto del figlio adottato.
Solitamente, si consigliano le fiabe che possono anche essere inventate purchè facciano riferimento alle prime esperienze di vita, anche quelle vissute in una casa famiglia..
Una fiaba con il lieto fine in cui vi siano messaggi di speranza e di amore.
Un bambino che cresce con la verità, sarà sempre un bambino sereno e altrettanto serena sarà la sua vita da adulto.
“Questo eviterà molti traumi successivi, sia quello di scoprire di essere stato adottato (cosa che avveniva in Italia quando si adottavano bambini italiani), sia quello di rendersi conto di essere stato allevato nella menzogna”.
Una storia va sempre raccontata e mai nascosta!

Dr. Raffaele Focaroli

]]>
Wed, 12 Apr 2023 20:56:02 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/146/se-sono-stato-adottato-lo-voglio-sapere info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Il suicidio dello studente abruzzese https://www.centrofamigliaefigli.it/post/145/il-suicidio-dello-studente-abruzzese

Il recente suicidio dello studente abruzzese deve farci riflettere. 
Il ragazzo, originario di un paese in provincia di Taranto, si è tolto la vita. 
Frequentava  il corso di Medicina presso l’Università di Chieti, ma incontrava difficoltà nel portare avanti gli esami.
Parliamo, poi, di due esami da quello che ci dice la cronaca. 
Due esami che avrebbero rallentato il suo percorso negli studi, quei due esami che lo mettevano nella condizione di nascondere il problema alla sua famiglia.
Così la “sera del 5 aprile, il ventinovenne, sopraffatto dalla situazione, si è tolto la vita nella residenza che divideva con la sorella”.
Il ragazzo ha lasciato scritte le ragioni del suo gesto in un diario uno strumento, quest’ultimo, che sembra non essere più di moda tra i giovani ma che, invece, alcuni considerano un valido aiuto per confrontarsi con se stessi e con gli eventi della vita. 
Ma può mai, una vicenda del genere, innescare uno stato depressivo così grave ed intenso a tal punto da togliersi la vita?  
Può accadere purtroppo! 
Il  disturbo depressivo si manifesta attraverso sintomi di tipo fisico, emotivo, comportamentale e cognitivo.
I sintomi fisici più comuni sono la perdita di energie, il senso di fatica, i disturbi della concentrazione e della memoria, l’agitazione motoria ed il nervosismo, la perdita o l’aumento di peso, i disturbi del sonno, la mancanza di desiderio sessuale, i dolori fisici, il senso di nausea, l’eccessiva sudorazione, il senso di stordimento, l’accelerazione del battito cardiaco e le vampate di calore o i brividi di freddo.
A questo si aggiunge un profondo senso di tristezza, di l’angoscia e di disperazione. 
Non solo! 
Il grande problema sta nella sensazione di vuoto e nei sensi di colpa che inducono a non avere speranza nel futuro.
Ma c’è un altro elemento che si mette in evidenza, così come nel caso di questo ragazzo, l’essere disarmati dinanzi al senso del dovere e agli obiettivi preposti. 
Deludere gli altri può indurre a registrare, dentro se stessi, un fallimento che non è più governabile e le cui uniche vie di uscita sono i gesti autodistruttivi.
Vogliamo dire a tutti i genitori e ai ragazzi che, nella vita, non esistono problemi non risolvibili.
Se biologicamente e socialmente  siamo stati programmati per affrontare gli ostacoli, siamo altrettanto preparati per superarli.
Alcune volte, tutto ciò può essere più agevole se supportati ed aiutati a trovare le motivazioni per farcela.
Chiedere aiuto, quindi, non deve indurci a provare un senso di vergogna o di imbarazzo ma, al contrario, rappresenta una grande occasione per affrontare al meglio il nostro percorso esistenziale

]]>
Tue, 11 Apr 2023 12:14:22 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/145/il-suicidio-dello-studente-abruzzese info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Sono necessari i compiti per le vacanze? https://www.centrofamigliaefigli.it/post/144/sono-necessari-i-compiti-per-le-vacanze

È giusto assegnare i compiti durante le vacanze? 
È un tema piuttosto dibattuto, anzi lo è sempre stato da quando esiste la scuola. 
Solitamente il motivo per cui l’insegnante assegna i lavori per casa é dettato dal fatto di "tenere allenata la mente" dei propri alunni”. 
Il problema sta proprio nella “mente” e nella predisposizione che il bimbo ha nel lavorare durante il periodo percepito e vissuto come festa. 
La psicologia in questo un po’ ci aiuta. 
Infatti diverse “teorie psicologiche” si soffermano sulla necessità di allenare la dimensione cognitiva. 
In tal senso, più una mente si allena e meno fatica quando è chiamata a svolgere una funzione specifica che può essere quella scolastica.
Potremmo anche, in questa sede, affermare che sarebbe bene allenatore con lo studio durante le vacanze ma, purtroppo o per fortuna, una volta che si rientra a scuola le maestre chiedono sempre conto del lavoro svolto a casa e, pertanto, un minimo di sacrificio i nostri bambini devono farlo. 
Potremmo suggerire, ad esempio, agli insegnanti di uscire dallo schema dei classici compiti e di chiedere agli studenti di esercitarsi in attività diverse. 
Ad esempio, la lettura di un bel libro.
In questo caso, non solo il bambino, o il ragazzo, manterrebbe un utile allenamento ma, si cimenterebbe in una pratica diversa rispetto ai classici esercizi.
Tutto questo, ovviamente, è pensato, in particolar modo, per periodi di assenza dai banchi di scuola piuttosto lunghi, come quello estivo.
Per ciò che concerne, invece, le vacanze più brevi, Natale e Pasqua, è bene che i ragazzi non siano particolarmente carichi di lavoro.
In questi casi, con l’auto dei genitori, è bene organizzare il tempo e, magari, dedicare una sola ora al giorno allo studio.
Un’ora intensa, senza distrazioni ma che, poi, lasci spazio al meritato divertimento.

]]>
Sat, 8 Apr 2023 15:27:30 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/144/sono-necessari-i-compiti-per-le-vacanze info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
L’importante ruolo del papà https://www.centrofamigliaefigli.it/post/143/l-importante-ruolo-del-papa


Il padre, incarna valori e attributi differenti rispetto alla figura materna e necessari al figlio. Egli permette la mediazione con il mondo esterno, l’adattamento del ragazzo al collettivo e trasmette quei valori e regole che permettono di portare a termine il processo di individuazione e separazione.
Quando manca il padre viene a mancare proprio il sostegno e la forza interiore rispetto al rapporto con l’esterno perché vengono a mancare confini, regole e con la conseguenza che il ragazzo, non riuscendo a fronteggiare l’ansia, possa arrivare a strutturare quadri depressivi, iperattività, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, comportamenti di fuga nella tossicodipendenza o comportamenti antisociali.
La mancanza di una guida e autorità possono determinare anche problematiche della gestione dell’aggressività e dei rapporti con l’autorità, traducibili in comportamenti devianti o antisociali.
La debolezza del padre, per scarsa autorevolezza o per paura delle reazioni dei figli, determina l' incapacità di bloccare i comportamenti aggressivi del figlio trasmettendo, cosi, il messaggio che l’aggressività e la prevaricazione siano fondamentali per poter ottenere quanto desiderato. Il ragazzo, in questi casi, sviluppa sentimenti di onnipotenza sentendosi in grado di poter fare tutto e di usare in maniera diretta e semplificata la propria aggressività, fino a mettere in atto comportamenti antisociali.
Naturalmente, però, anche l’eccessivo autoritarismo della figura paterna, con punizioni fisiche e vessazioni psicologiche può favorire forme antisociali e aggressive di tipo sadico nel ragazzo come reazione al vissuto dei torti subiti. Allora l’aggressione verso la figura paterna è una reazione estrema all’ autorità paterna sadica e perversa. Oltre a questo, il ragazzo può mettere in atto comportamenti provocatori nei confronti dei pari che suscitano forme di rifiuto di questi ultimi e di conseguenza rafforzano ulteriormente i comportamenti devianti.
L’assenza del padre, inoltre, determina nel figlio l’impossibilità di esprimere funzionalmente la sua aggressività sul padre in linea con i bisogni evolutivi e, di conseguenza, il rivolgerla su sé stessi come nel caso della tossicodipendenza, l’autolesionismo, il masochismo.
Infine qualora la debolezza o la mancanza della figura paterna compromette anche l’identificazione sessuale e può portare a fughe nella devianza.
 

]]>
Fri, 7 Apr 2023 08:49:45 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/143/l-importante-ruolo-del-papa info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Spiegare il lutto ai bambini https://www.centrofamigliaefigli.it/post/142/spiegare-il-lutto-ai-bambini-

 

Il bambino, durante la malattia dei genitori, spesso, viene lasciato all’oscuro di tutto. 
Sono momenti difficili per una famiglia e per tutti i suoi componenti. 
Ma è corretto che i bambini non vengano coinvolti in queste difficili fasi? 
In generale, quando un adulto è chiamato a subire un cambiamento, vuole essere informato su ciò che sta accadendo e, soprattutto, pretende di sapere anche in previsione del cambiamento che un lutto inevitabilmente prevede. In sintesi, l’adulto si prepara e cerca di essere, il più possibile, pronto per un evento che, con molta probabilità, gli cambierà la vita. 
E perché un bambino non dovrebbe essere messo nella stessa condizione? 
Ma quali sono le modalità migliori per spiegare un lutto ai bambini? 
Intanto iniziamo con il dire che tutti i bambini hanno il diritto di sapere. Porsi in modo autentico è, pertanto, fondamentale. 
Non dimentichiamo che, spesso, i bambini riescono a percepire, sentire e capire ancor prima degli altri.
Il clima di dolore, lo sappiamo, è facilmente “respirabile", ed ognuno attiva delle risorse interiori per affrontarlo. 
L’adulto, in questo senso, è capace di elaborare la sua condizione emotiva mentre i più piccoli potrebbero mettere in atto una elaborazione alterata della realtà, ad esempio potrebbero darsi delle risposte da soli, il più delle volte sbagliate e molto spesso autocentrate, tanto da arrivare ad attribuirsi la colpa della morte del nonno o del genitore. 
Allora è bene spiegare cosa sta accadendo modulando il linguaggio a seconda dell’età.
Riprendiamo qui una parte di un articolo a nostro avviso interessante uscito sul sito di “VIDAS” 
“Fino ai 3 anni i bambini non comprendono il concetto di morte, ma vivono comunque uno stato di confusione dettato dall’agitazione e dalla tristezza che percepiscono attorno a loro. In questi casi l’unica cosa da fare è dimostrare maggiore affetto con coccole, abbracci e continue rassicurazioni
Dai 3 ai 6 anni i bambini vivono la morte come evento temporaneo e pensano che la persona morta prima o poi tornerà. In questa fase però sono in grado di provare dolore e sofferenza per la perdita e, soprattutto intorno ai 5/6 anni, rivolgono molte domande sul tema della morte, a cui è opportuno dare sempre risposte coerenti e realistiche.
Da 6 a 8 anni la morte diventa un’esperienza più reale e definitiva, i bambini dimostrano interesse verso i rituali come il funerale e la sepoltura, ma non sono in grado di incanalare correttamente le loro emozioni, che possono sfociare in comportamenti aggressivi, frustrazione e rabbia.
Da 8 a 11 anni la morte è interpretata come interruzione delle funzioni vitali, ma ancora i bambini non sanno interpretare ciò che sentono e lo manifestano attraverso atteggiamenti regressivi e aggressivi verso amici e familiari.
Dopo gli 11 anni, l’elaborazione del lutto è più matura e consapevole, restano tuttavia i problemi legati alla gestione delle emozioni, che d’altronde riguardano anche le persone adulte, e la difficoltà di comunicare i propri stato d’animo in maniera serena e partecipativa”.
Parlare di morte ai bambini, pertanto, fermo restando che sia necessario, deve tener conto di molte variabili che si riferiscono alle diverse fasi dello sviluppo. Quando l’adulto ha consapevolezza di non possedere gli strumenti adatti, allora può rivolgersi a degli esperti dell’area psicopedagogica che, non solo possono, direttamente, affrontare il problema con il bambino ma possono anche indirizzare la famiglia a seguire il percorso più idoneo.

]]>
Thu, 6 Apr 2023 23:13:42 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/142/spiegare-il-lutto-ai-bambini- info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Riforma Cartabia: tutto cambia per non cambiare https://www.centrofamigliaefigli.it/post/140/riforma-cartabia-tutto-cambia-per-non-cambiare

Facciamo alcune considerazioni su un articolo pubblicato da “NT più Norme e Diritto” che riguarda una precisa novità in materia di contenzioso coniugale. 
Tutto è previsto dal comma 4 dell'art. 473-bis.12 c.p.c. “che stabilisce che, nei procedimenti relativi a minori, al ricorso deve essere allegato un " piano genitoriale ", un'allegazione che, peraltro, "anche a pena di decadenza", deve essere compiuta dal convenuto (art. 474-bis.16)”.
UIl contenuto del piano genitoriale è delineato “all'art. 473-bis.12, c. 4, c.p.c., che stabilisce che esso deve fornire un resoconto degli impegni e delle attività quotidiane dei figli afferenti: 
• alla scuola, 
• al percorso educativo, 
• alle attività extrascolastiche, 
• alle frequentazioni abituali 
• alle vacanze normalmente godute”
Fino a questo momento abbiamo, pertanto, fatto riferimento ad una norma riportandone, con estrema sintesi, i contenuti. 
Ma nella pratica cosa cambierà relativamente alla “gestione” dei figli”
Un “piano genitoriale” non potrà essere, certamente, un semplice allegato da inserire in un ricorso di separazione. 
Se ci si limitasse, giuridicamente, a questo, non vi sarebbe l’apporto di alcuna novità. 
Si dovrebbe parlare , pertanto, di un “progetto genitoriale” che definisca l’azione genitoriale e la sua materiale realizzazione. Tutto questo, a nostro avviso, potrà determinare effetti positivi solo a fronte di un piano esecutivo che miri a spronare una genitorialità attiva al fine di mirare al benessere esclusivo del figlio. Tale norma, potrà considerarsi utile solo se si trasformerà  in occasione di confronto su come pensare e ripensare alla vita del minore in virtù di un nuovo status. Non un semplice adempimento formale, quindi, ma un vero e proprio percorso di crescita nel contesto di una coppia che seppur trasformata, mantiene il ruolo genitoriale. 
Una riflessione che facciamo, sta nel fatto che la norma prevede l’istituto della mediazione ma non quella di un professionista che possa sostenere i genitori in una fase della vita particolarmente delicata.
La nostra esperienza professionale ci porta a considerare questo intervento assolutamente importante se non fondamentale. 
Un intervento, che non dovrebbe concretizzarsi solo su disposizione del tribunale, in casi di controversia, ma che dovrebbe definirsi come percorso obbligatorio per tutti coloro che affrontano una separazione. “L'accettazione del piano proposto dal giudice vincola le parti ad osservarne il contenuto poiché il mancato rispetto delle condizioni ivi previste costituisce un comportamento sanzionabile con le misure previste dall'art. 473-bis.39, e cioè:
• ammonizione del genitore inadempiente;
• individuazione ai sensi dell'articolo 614-bis della somma di denaro dovuta dall'obbligato per ogni violazione o inosservanza successiva ovvero per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione del provvedimento;
• condanna del genitore inadempiente al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria”.

 

]]>
Mon, 27 Mar 2023 12:20:46 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/140/riforma-cartabia-tutto-cambia-per-non-cambiare info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Minori scomparsi in Italia https://www.centrofamigliaefigli.it/post/139/minori-scomparsi-in-italia

Un triste fenomeno quello dei bambini scomparsi in Italia. Ogni giorno, pensate, sono circa 30, tra cui anche adolescenti. Ovviamente , la stragrande maggioranza sono stranieri. In questo caso il ritrovamento è più difficile perché, entrando clandestinamente nel nostro paese, non sono rintracciabili. “In occasione della 'Giornata Internazionale dei minori scomparsi" istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1983, il commissario di Governo per le persone scomparse ha reso noto che nel primo quadrimestre del 2022 sono stati 3.589 i minori scomparsi: 2.409 stranieri e 1.180 italiani. La percentuale dei ritrovamenti è del 72,11% per gli italiani, ma solo del 31,17% per gli stranieri. Secondo i dati presenti nel Ced del ministero dell'Interno, nel 2021 i minori scomparsi sono stati in totale 12.117 di cui il 3.324 italiani e 8.793 stranieri. Anche qui la percentuale dei ritrovamenti è stata del 79,27% per gli italiani e solo del 26,35% per gli stranieri”. Anche in questi casi il movente è quello del grave disagio famigliare.
Ma al di là della condizione sociale, spesso questi minori sono coinvolti in dinamiche occulte di cyberbullismo ed adescamenti in web o in casi di revenge porn.
Un ruolo molto importante, se non determinante, è il costante lavoro delle forze di polizia che, spesso, ed in modo tempestivo, riescono, con la loro scrupolosa indagine, a rintracciare il minore scomparso. 
Per questo motivo, la tempestività della denuncia è fondamentale. 
Ricordiamo, qui, tra i mezzi a disposizione l’ 1-1-2 (numero unico di emergenza) oppure il numero unico europeo 116000 in Italia attivo grazie a un protocollo tra ministero dell'Interno e Telefono Azzurro oppure l'App YouPol della Polizia.
È necessario porre particolare  attenzione al fenomeno tenuto conto che, in genere, parliamo di minori che fuggono dalle guerre, in particolare quella ucraina, che rischiano di essere vittime di tratta e sfruttamento.

]]>
Sun, 26 Mar 2023 16:58:47 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/139/minori-scomparsi-in-italia info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
L’abbandono scolastico, un campanello di allarme! https://www.centrofamigliaefigli.it/post/138/l-abbandono-scolastico-un-campanello-di-allarme

L’abbandono scolastico, purtroppo, è un fenomeno molto diffuso in Italia. Tra i tanti fattori che incidono, quello che sembra essere più rilevante è il tasso di povertà. Questo sta a significare che il fenomeno è strettamente legato alla condizione sociale in cui versano le famiglie. L’incidenza, quindi, di fattori come la disoccupazione genitoriale sembra essere determinante nell’innescarsi di tale problematica. 
In recenti studi statistici, si riscontra che le regioni italiane più colpite sono quelle del sud in concomitanza, pertanto, alle problematiche sociali che si registrano in questi territori. 
Un dato su tutti, in Sicilia, ad esempio, abbiamo 457 minori in povertà su 10mila abitanti. Altro dato preoccupante, verificabile anche attraverso internet, è quello delle scuole medie, periodo, sembra, piuttosto critico infatti “su 1.710.004 alunni, ben 10.591 hanno interrotto gli studi prima della fine dell’anno scolastico senza rilasciare una motivazione valida. Di questi, solo 1 studente su 3 si è riscritto al primo anno”. A questo dobbiamo aggiungere, come fattore incidente, il rapporto tra l’abbandono e la criminalità minorile. In questo caso, la classifica dei territori coinvolti cambia con il Lazio che tiene il primato. A fronte di questi dati, dobbiamo, però, anche riportare che molti genitori preferiscono l’educazione parentale a quella scolastica. Anche questo un aspetto che dovrebbe farci riflettere e su cui, spesso , si cela una problematica famigliare che emerge quando il Dirigente scolastico chiede alle istituzioni preposte maggiore chiarezza. 
Attenzione quindi, dietro ad un abbandono vi è sempre necessità di capire ed indagare la condizione del minore.

]]>
Sat, 25 Mar 2023 15:56:25 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/138/l-abbandono-scolastico-un-campanello-di-allarme info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Quando la denigrazione nei confronti del coniuge può essere motivo di decadenza della responsabilità genitoriale https://www.centrofamigliaefigli.it/post/137/quando-la-denigrazione-nei-confronti-del-coniuge-puo-essere-motivo-di-decadenza-della-responsabilita-genitoriale-

Questa volta ad esprimersi è stato il Tribunale per i Minorenni di Roma. Un decisione che potremmo definire “storica”, cosi come è stato riportato da alcune testate giornalistiche e che segna un preciso spartiacque tra la modalità giurisprudenziale passata e quella attuale.

Un papà è stato fatto decadere dalla sua funzione genitoriale perché è stata accertata la sua reiterata violenza psicologica nei confronti della madre del minore.

Un elemento che non va trascurato, ovviamente, è la scrupolosa attenzione del Tribunale nel ritenere che quest’opera denigratoria del genitore si esprimesse alla presenza dei figli.

 Per  la prima volta il collegio, fermo restando l’interesse di tutela dei figli, pone l’accento sull’azione del genitore ai danni dell’altro. Questo è stato sufficiente per ritenere il genitore colpevole non idoneo all’esercizio della responsabilità genitoriale a tal punto da farlo decadere.

La Sentenza, senza mezzi termini, ha ritenuto questo padre “dannoso” per i bambini, un padre che oltre a sottoporre la donna a costanti minacce, di fatto, da oltre tre anni, non versava il mantenimento alla moglie. Non solo, il Tribunale è intervenuto anche con l’istituto degli incontri protetti.

 Pertanto, questo è stato sufficiente per valutare la condizione famigliare altamente pregiudizievole per i bambini. In passato, sui bambini che non erano direttamente coinvolti in atti di violenza ma che fungevano  “solo” da passivi spettatori  alle liti o ai contrasti dei genitori non si poneva grande attenzione.

Tutto veniva fatto passare per un problema di coppia e non, in senso molto più amplio, famigliare. Oggi non è più cosi. I bambini che assistono sono minori che subiscono marcati danni psicologici. Un’altra valutazione che il Tribunale ha fatto, e che noi condividiamo, è dettata dal fatto che un minore che assiste alla denigrazione di uno dei genitori, sostanzialmente, alimenta nel minore il disprezzo nei confronti del genitore che è costretto a subire.

Oggi, alla luce di quanto espresso, è bene ribadire che i traumi derivanti dalla violenza psicologica, fisica e sessuale comportano un maggiore rischio di psicopatolgie determinate dall’uso di droghe, di alcool o da disturbi alimentari.

]]>
Fri, 24 Mar 2023 16:56:28 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/137/quando-la-denigrazione-nei-confronti-del-coniuge-puo-essere-motivo-di-decadenza-della-responsabilita-genitoriale- info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Coppie gay e adozione https://www.centrofamigliaefigli.it/post/136/coppie-gay-e-adozione-

Tema dibattuto in questi giorni, soprattutto a livello parlamentare. Un tema per il quale occorre fare chiarezza in termini giuridici ancor prima che a livello psicopedagogico. Esiste una Legge, la n°184 del 1983 sul “Diritto del minore a una famiglia” con la quale si definisce l’istituto “dell’adozione in casi particolari”. Una scorciatoia usata in Italia proprio per colmare una legge che ancora non c’è. Ma procediamo con ordine. La legge 184 permette di definire legalmente il rapporto tra un minore e quegli adulti che di fatto se ne prendono cura. Questo accade quando i genitori non riescono ad esercitare la loro funzione. Attenzione, il minore, in circostanze del genere, non recide il legame con il genitore biologico anche se quest’ultimo è limitato nella responsabilità genitoriale. A cosa è servito questo strumento? La legge 184/83 tutela giuridicamente il minore che non potendo usufruire delle cure dei genitori biologici viene affidato ad un parente o a un soggetto che ha, precedentemente,  stabilito con il bambino un rapporto significativo dal punto di vista affettivo. Nel 2014 il Tribunale per i Minorenni di Roma, proprio in virtù di questa norma, non esistendo una legge che tutelasse i minori nati da coppie dello stesso sesso con la procreazione medicalmente assistita, la “usò” per riconoscere i figli di una coppia lesbica. Ciò che rende ancora più complessa la procedura, è che nel caso delle coppie di donne, quando il bambino nasce è registrato come il figlio di una sola mamma, quella che lo ha partorito, mentre la partner deve rivolgersi presso il Tribunale per i Minorenni per chiederne l’adozione. Ovviamente tutto ciò mette in moto l’intervento del servizio sociale che dovrà, poi, verificare e valutare l’assetto famigliare, il legame affettivo del bambino con il secondo genitore e la capacità genitoriale di quest’ultimo il tutto con tempistiche di oltre un anno. Altro aspetto da non trascurare è che l’adozione in casi particolari può eseguirsi solo con il consenso del genitore registrato alla nascita, vincolo piuttosto discriminatorio in caso di conflitto di coppia. Ancora più paradossale è il fatto che nessuno ha il potere di costringere il genitore a fare domanda di adozione. Questo, quindi, in alcuni casi, permette di sottrarsi ai doveri di genitore cosa che non accade per le coppie eterosessuali. Detto ciò, al di la delle opinioni personali o posizioni ideologiche, è necessario che il Parlamento si esprima affinché si colmi il vuoto di tutela dei minori. 

]]>
Thu, 23 Mar 2023 00:48:22 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/136/coppie-gay-e-adozione- info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Il sostegno genitoriale: il percorso di parent training https://www.centrofamigliaefigli.it/post/135/il-sostegno-genitoriale-il-percorso-di-parent-training

In passato, nessuno avrebbe mai pensato che un genitore potesse fare ricorso ad un aiuto esterno per essere sostenuto nella sua funzione più importante. Se ciò fosse accaduto, avrebbe messo in discussione il suo autorevole ruolo. Oggi, per fortuna, non è più così. Supportare una mamma ed un papà nelle relazioni famigliari con i propri figli è divenuta prassi. Essere genitori, svolgere questo ruolo, assumersi tutte le responsabilità nella gestione di situazioni, spesso, complicate non è semplice. Per questo motivo non si deve avere timore di chiedere una mano. L’obiettivo di questi percorsi è quello di garantire a mantenere l’armonia famigliare. Finalmente, dei professionisti, con esperienza, che possono supportare, in termini psicologici e materiali, i genitori. Si parla, quindi, di parent training, un percorso da percorrere insieme al professionista fino a quando non si capiscono a fondo le dinamiche famigliari che, fino a quel momento, hanno comportato sofferenza.

]]>
Mon, 20 Mar 2023 17:42:20 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/135/il-sostegno-genitoriale-il-percorso-di-parent-training info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Le tante adolescenze del nostro percorso di vita https://www.centrofamigliaefigli.it/post/134/le-tante-adolescenze-del-nostro-percorso-di-vita

Tuttavia “la crisi” è parte costituente dell’individuo e ogni età -e periodo della vita- comporta una “rivisitazione” del nostro io. In sintesi, anche il passaggio dalla fase lavorativa a quella del pensionamento stravolge la persona che, disorientata, va sostenuta ed incoraggiata.

Tutte le fasi di passaggio sono delicate e tutte sono meritevoli di attenzione dal punto di vista psicologico e sociale. Anche quando dall’essere single si diventa coppia, siamo chiamati ad affrontare una crisi di passaggio in cui si fa più spazio alla mediazione, alla comprensione, alla necessità di scegliere in condivisione con l’altro.

La nostra esistenza è tutta “passaggio” da una dimensione di vita all’altra in cui si è chiamati a “riproporci” in modo “nuovo” e coerente sfidando il futuro. Potremmo dire, senza scendere in riduttivi esempi, che siamo sempre chiamati a vivere più di un’adolescenza durante tutto il nostro percorso di vita.

Forse, riflettendo bene, il passaggio dall’essere bambino al divenire adulto, è quello più affascinante, quello più adrenalinico, quello in cui non leggi con chiarezza le nuove sensazioni pur percependole.

Ma attenzione, è anche la fase della vita in cui si è più forti, più energici e vitali. Pertanto, rispetto alle altre “età”, i ragazzi sanno muoversi bene nella “palude emozionale”, anzi in alcuni momenti, quasi, non vorrebbero mai uscirne.

C’è soltanto un aspetto, potremmo dire, negativo nell’adolescenza, il fatto di non avere completa consapevolezza della misteriosa bellezza che si sta vivendo. Quella bellezza che, solo in modo vago, riecheggia nei nostri ricordi adulti, magari con la percezione di un profumo improvviso che ci riporta a periodi oramai lontani. Ecco l’aspetto più triste che possiamo facilmente collegare a questo straordinario periodo. 

Non è sempre utile, quindi, porre costanti riferimenti di precarietà psicologica e sociale all’essere adolescenti. Certo, è forse l’età più significativa in termini di cambiamento morfologico dal punto di vista psicofisico, ma è anche l’età in cui si sprigiona un ventaglio di soluzioni ai contingenti problemi esistenziali.

[...]

Articolo originale su L'associazione bambini e genitori

]]>
Mon, 20 Mar 2023 16:37:34 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/134/le-tante-adolescenze-del-nostro-percorso-di-vita info@centrofamigliaefigli.it (Famiglia e Figli Centro)
Invidia ed autostima https://www.centrofamigliaefigli.it/post/61/invidia-ed-autostima

L’invidia si crea nel rapporto dell’altro che ci fa vedere qualcosa che desideriamo ma che riteniamo non essere in grado di ottenere.

Questo confronto scatena una sofferenza che porta ad in-videre, ovvero guardare contro, guardare con ostilità, nella con risentimento la felicità, il benessere e il successo altrui da cui ci si considera ingiustamente esclusi da tali beni

Il confronto con l’altro determina la consapevolezza della nostra mancanza, da cui scaturiscono emozioni come il senso di inferiorità, di inadeguatezza, la frustrazione, il senso di impotenza, l’odio e la rabbia per la grandezza dell’altro. La reazione più semplice legata alla scarsa autostima è la svalutazione dell’altro.

L’invia e la svalutazione è quindi una strategia per impedire la caduta del proprio fragile valore che quindi nasconde i nostri limiti, la nostra bassa autostima e la scarsa fiducia in sé stessi.

Questo meccanismo però si trasforma in disfunzionale perché l’individuo non riesce in questo modo 

ad instaurare relazioni positive con gli altri, restando bloccato in sentimenti come il risentimento, l’astio, la vergogna senza riuscire a vedere invece le nostre risorse, le nostre potenzialità, le nostre possibilità. 

E’ necessario invece attraverso un percorso terapeutico imparare ad accettare le nostre fragilità e i nostri sentimenti negativi per iniziare ad individuare le nostre risorse, le nostre potenzialità, i nostri desideri. Ciò ci porterà a riuscire a confrontarsi con l’altro e vivere la ricchezza della differenza.

Il confronto con gli altri diventa così uno stimolo a migliorarsi, ad arricchirsi, a rendere la vita più ricca e stimolante, una motivazione all’azione e alla crescita.

Il mettersi in gioco responsabilmente nei confronti degli altri con una sempre maggiore fiducia in sé stessi permette di crescere e di raggiungere un appagamento.

La fiducia in sé stessi cresce nel momento in cui impariamo a leggere le nostre emozioni, analizzare propri pensieri di inferiorità e trasformare i propri limiti in risorse per una accettazione incondizionata di noi stessi.

Al contrario ricorrere invece ai meccanismi dell’invidia e della svalutazione e critica altrui determina una sempre minore consapevolezza di noi stessi ed una incapacità di vivere autenticamente ed in maniera costruttiva le relazioni rimanendo così nell’isolamento e nell’insoddisfazione di una vita limitata. 

Dott.ssa Annalisa Fronzoni

]]>
Wed, 1 Feb 2023 19:25:32 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/61/invidia-ed-autostima annalisa.fronzoni@centrofamigliaefigli.it (Dott.ssa Annalisa Fronzoni)
Come aiutare i bambini ad acquisire la sicurezza https://www.centrofamigliaefigli.it/post/60/come-aiutare-i-bambini-ad-acquisire-la-sicurezza

I bambini hanno bisogno di essere sostenuti e incoraggiati dall’adulto e nello stesso tempo avvertire una sintonizzazione emotiva con lui.

E’ importante  che il genitore non si sostituisca al bambino perché  i bambini che riescono a portare a termine un compito ne ricavano grande soddisfazione e si sentono bene con se stessi mentre se il compito è svolto da un altro sentiranno nel tempo di non essere all’altezza di svolgerlo. 

Fare le cose al posto del bambino vuol dire negargli l’opportunità di acquisire le competenze necessarie per la vita, danneggiandolo quando sarà adulto. Inoltre, si crea in lui eccessiva dipendenza e lo si priva della soddisfazione di ottenere le cose da solo. 

In definitiva, aiutare troppo vostro figlio gli darà la convinzione di non essere capace di raggiungere i suoi obiettivi. 

E’ importante che i genitori accompagnino emotivamente il bambino nella difficoltà che incontra non sottovalutandola così che questo capirà che per quanto all’inizio possa essere difficile svolgere un compito impegnandosi a fondo ce la può fare.

Il bambino se si impegna da solo e sbaglia il bambino può imparare dai propri errori, traendo la soddisfazione di sapere di poter porre rimedio allo sbaglio. 

Qualora invece venga iperprotetto, diventerà una persona dipendente con una cattiva opinione di sé. Sarà portato a pensare che commettere un errore è male, perché ne ha un’esperienza dolorosa a cui non sa dare un senso.

Dott.ssa Annalisa Fronzoni

]]>
Wed, 1 Feb 2023 19:05:32 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/60/come-aiutare-i-bambini-ad-acquisire-la-sicurezza annalisa.fronzoni@centrofamigliaefigli.it (Dott.ssa Annalisa Fronzoni)
Dipendenza da social network https://www.centrofamigliaefigli.it/post/59/dipendenza-da-social-network

Dipendenza da social network. Il numero di chi ne soffre è in continuo aumento. Anche in Italia che, con oltre 21 milioni di utenti, registra in percentuale più utilizzatori di social network al mondo, con l'86 per cento dei navigatori. I più a rischio sono soprattutto gli adolescenti. Il 22 per cento dei ragazzi infatti dichiara di passare diverse ore al giorno davanti al computer, in particolare per connettersi a Facebook, mentre ben il 53 per cento degli utenti accede ai social dal cellulare.

Uno studio di IMR Ricerche realizzato su un campione di 100 persone con metodo cawi (computer-assisted web interviewing) ha rilevato che il 38 per cento degli intervistati ammette di 'esagerare' nell'utilizzo dei social, il 6 per cento si considera 'dipendente', mentre una buona parte degli intervistati crede che i Social abbiano un potere quasi 'ipnotico', tanto da esserne legati anche senza che vi sia un effettivo e razionale interesse, infine il 20 per cento confessa di avere avuto problemi 'relazionali' derivanti dall'uso smodato di questi strumenti. 
“Rispetto al 2008, anno in cui Facebook è sbarcato in Italia, nel 2013 il numero di persone che si sono rivolte a noi per risolvere il problema da dipendenza dei social network è cresciuto dell'8 per cento” dice Armando Stano, segretario generale A.I.D.A. - Accademia Internazionale 'Stefano Benemeglio' delle Discipline Analogiche. “Quando chiediamo qual è la motivazione principale che le spinge a reiterare il comportamento, il 5 per cento dichiara di navigare su Facebook per dimenticare i problemi personali, il 3 per cento trova un profondo senso di appagamento dovuto dal consenso sociale generato dal 'Mi Piace'”.

I soggetti che hanno più successo su Facebook, sono quindi quelli che rischiano di più la dipendenza. Secondo uno studio condotto dall'Università del North Carolina, ogni volta che riceviamo un 'Mi Piace', infatti, il nostro organismo rilascia una piccola scarica di dopamina, il neurotrasmettitore che viene coinvolto nei fenomeni di dipendenza. L'addiction disorder, la dipendenza da Internet e, in particolare, da Facebook, porta l'individuo fuori dalla realtà, in un vortice di ostentazione del sé, di sovraesposizione della propria identità che però è totalmente costruita, fittizia. 

Il 2 per cento delle persone che si rivolgono a noi dichiara di provare invidia per le foto sorridenti e felici dei propri amici, ciò li spinge a postare immagini di sé in compagnia di persone o comunque in situazioni piacevoli, per dimostrare di non essere da meno” continua Stano. “Spesso tale dipendenza nasconde dei disagi più profondi, l'obiettivo delle discipline analogiche sta nell'aiutare chi soffre a ricollegarsi con il proprio inconscio, aiutare a gestire le proprie emozioni attraverso il linguaggio dell'inconscio, un prezioso strumento di orientamento agendo sulle cause e non sul sintomo, riequilibrando così la sfera emotiva”.

Dott.ssa Annalisa Fronzoni

]]>
Wed, 1 Feb 2023 18:07:32 +0000 https://www.centrofamigliaefigli.it/post/59/dipendenza-da-social-network annalisa.fronzoni@centrofamigliaefigli.it (Dott.ssa Annalisa Fronzoni)