Donne vittime di violenza

Cresce il fenomeno sulla violenza di genere. ...


Intanto riportiamo, prima di affrontare l’argomento, un dato statistico. 
Secondo l’ISTAT sembrerebbe che più del 30% delle donne italiane ha subito violenza fisica e/o sessuale. “Il campione riguarda le donne tra 16 e 70 anni, nella maggior parte dei casi le violenze sono domestiche, avvengono cioè all’interno di relazioni significative e rimangono taciute; lo stupro, inoltre, è più probabile e frequente da parte di conoscenti che di sconosciuti”.
In questi casi, assistiamo alla presenza di un fenomeno alquanto paradossale, l’amore che si confonde con l’impotenza ed il dolore. 
Ma come si attiva questo meccanismo nella coppia? 
Iniziamo con il dire, che il rapporto, inizialmente, è sempre appagante e positivo. 
Quella che poi sarà la vittima, è sommersa di attenzioni e percepisce di sentirsi amata. Nel tempo, anche breve, l’abusante inizia un’opera di scollamento tra la sua famiglia ed il contesto a cui essa è collegata. 
Di fatto, si assiste ad una progressiva esclusione di amici e parenti.
Quest’ultimi non sono più graditi, sono additati come persone negative che minano la serenità di coppia. 
Si entra così, nella fase del “soffocamento” dove l’abusante si trasforma nell’unico punto di riferimento della vittima. 
È questo il momento in cui subentra la violenza vera e propria.
La donna, da adesso in poi, sarà costretta a subire aggressioni fisiche e verbali. 
Ma non solo. 
L’abusante persegue un altro obiettivo, quello di “disumanizzare” la vittima colpendola, così, nella sua morale.
Pensiamo, ad esempio, all’obbligo di compiere pratiche sessuali umilianti o dolorose.
A tutto ciò, si accompagna la mancanza delle cure e, soprattutto, la coercizione, l’ossessivo controllo degli spostamenti. 
In sintesi, la vittima è costretta a vivere una condizione di denigrazione senza la possibilità di esternare agli altri la propria condizione. 
Questa situazione, è possibile perpetrarla nel tempo grazie ad alcune strategie che l’abusante è abituato a riproporre. 
Ridere del dolore altrui, obbligare la donna a seguire una logica non sua, trattarla, con modalità alternata, in modo gentile prima  ed aggressivo subito dopo, sono solo alcune abitudini a cui si è costretti a sottoporsi.
Questo è il momento in cui la donna si trasforma in sottomessa.
Una sottomissione che non è soltanto fisica ma, psichica.
Questo puntuale lavoro coercitivo, diventa ancora più incisivo alla presenza dei figli. 
In questo caso maltrattare il genitore sta a significare privarlo  di rispetto e autorevolezza. 
Per questi motivi, è bene farsi aiutare da specialisti in forma del tutto riservata. Solo così si riesce ad uscire dal problema e a trovare la forza per allontanarsi da una condizione umiliante e dolorosa. 
Nessuna donna potrà mai essere sola se avrà la forza di denunciare!