L'adozione come percorso di verità... ...
Cambiano le modalità di confronto rispetto al passato quando l’adozione veniva considerata una situazione famigliare da tenere nascosta e sulla quale era, quasi, proibito parlare.
Le motivazioni di questo cambio di rotta sono dovute a più fattori.
In primis la salvaguardia del “diritto di sapere”.
Sapere quali siano le proprie origini e, quindi, da dove si provenga.
Questo non vuol dire “disconoscere” la famiglia adottiva anzi, forse, traduce l’innescarsi di un maggiore apprezzamento nei riguardi di chi si è reso disponibile ad accogliere amorevolmente chi all’epoca era un bambino.
Le storie di adozione, possono anche essere drammatiche o difficili da raccontare ma esporre nei fatti la verità è la soluzione migliore.
In quella che è stata la mia lunga esperienza di Tribunale, ho sempre invitato i genitori adottivi ad accompagnare il percorso di crescita del bambino con spiegazioni chiare e modulate a seconda dell’età.
In genere, i bambini, nel tempo, si rendono conto, data la loro sensibilità, di ciò che è stata la loro storia.
Hanno intuito e il “non spiegare” potrebbe indurre ad elaborazioni del tutto personali ed errate accompagnate da una alterazione interpretativa degli eventi.
I genitori adottivi, quindi, possono utilizzare molti strumenti per esporre il vissuto del figlio adottato.
Solitamente, si consigliano le fiabe che possono anche essere inventate purchè facciano riferimento alle prime esperienze di vita, anche quelle vissute in una casa famiglia..
Una fiaba con il lieto fine in cui vi siano messaggi di speranza e di amore.
Un bambino che cresce con la verità, sarà sempre un bambino sereno e altrettanto serena sarà la sua vita da adulto.
“Questo eviterà molti traumi successivi, sia quello di scoprire di essere stato adottato (cosa che avveniva in Italia quando si adottavano bambini italiani), sia quello di rendersi conto di essere stato allevato nella menzogna”.
Una storia va sempre raccontata e mai nascosta!
Dr. Raffaele Focaroli