Il suicidio dello studente abruzzese

Attenzione ai nostri campanelli d'allarme! ...


Il recente suicidio dello studente abruzzese deve farci riflettere. 
Il ragazzo, originario di un paese in provincia di Taranto, si è tolto la vita. 
Frequentava  il corso di Medicina presso l’Università di Chieti, ma incontrava difficoltà nel portare avanti gli esami.
Parliamo, poi, di due esami da quello che ci dice la cronaca. 
Due esami che avrebbero rallentato il suo percorso negli studi, quei due esami che lo mettevano nella condizione di nascondere il problema alla sua famiglia.
Così la “sera del 5 aprile, il ventinovenne, sopraffatto dalla situazione, si è tolto la vita nella residenza che divideva con la sorella”.
Il ragazzo ha lasciato scritte le ragioni del suo gesto in un diario uno strumento, quest’ultimo, che sembra non essere più di moda tra i giovani ma che, invece, alcuni considerano un valido aiuto per confrontarsi con se stessi e con gli eventi della vita. 
Ma può mai, una vicenda del genere, innescare uno stato depressivo così grave ed intenso a tal punto da togliersi la vita?  
Può accadere purtroppo! 
Il  disturbo depressivo si manifesta attraverso sintomi di tipo fisico, emotivo, comportamentale e cognitivo.
I sintomi fisici più comuni sono la perdita di energie, il senso di fatica, i disturbi della concentrazione e della memoria, l’agitazione motoria ed il nervosismo, la perdita o l’aumento di peso, i disturbi del sonno, la mancanza di desiderio sessuale, i dolori fisici, il senso di nausea, l’eccessiva sudorazione, il senso di stordimento, l’accelerazione del battito cardiaco e le vampate di calore o i brividi di freddo.
A questo si aggiunge un profondo senso di tristezza, di l’angoscia e di disperazione. 
Non solo! 
Il grande problema sta nella sensazione di vuoto e nei sensi di colpa che inducono a non avere speranza nel futuro.
Ma c’è un altro elemento che si mette in evidenza, così come nel caso di questo ragazzo, l’essere disarmati dinanzi al senso del dovere e agli obiettivi preposti. 
Deludere gli altri può indurre a registrare, dentro se stessi, un fallimento che non è più governabile e le cui uniche vie di uscita sono i gesti autodistruttivi.
Vogliamo dire a tutti i genitori e ai ragazzi che, nella vita, non esistono problemi non risolvibili.
Se biologicamente e socialmente  siamo stati programmati per affrontare gli ostacoli, siamo altrettanto preparati per superarli.
Alcune volte, tutto ciò può essere più agevole se supportati ed aiutati a trovare le motivazioni per farcela.
Chiedere aiuto, quindi, non deve indurci a provare un senso di vergogna o di imbarazzo ma, al contrario, rappresenta una grande occasione per affrontare al meglio il nostro percorso esistenziale